TERRITORIO
Con una estensione di 1.285.215 Kmq il Peru è il terzo paese del sud america.
Geograficamente si distinguono tre zone: una zona costiera occidentale per lo più desertica, una zona centrale occupata va vasti altopiani e da alte montagne e una zona orientale coperta da foresta amazzonica (circa il 60% del territorio).
Il Peru è diviso in 23 dipartimenti e 148 province.
La capitale del Perù è Lima, una vera e propria metropoli in cui vivono più di 6 milioni di abitanti.
POPOLAZIONE
In Peru vivono circa 27 milioni di abitanti di cui il 73% nei centri urbani e il restante in zone rurali. La popolazione è composta da circa il 45% di Indios, il 40% di Meticci e il restante da discendenti degli Spagnoli.
LINGUA
Le lingue ufficiali del Peru sono lo Spagnolo e il Quechua, l’antica lingua degli Incas parlata da circa il 16% della popolazione.
MONETA
La valuta ufficiale è il Nuovo Sole che attualmente vale circa 0,25 EuroCent.
GOVERNO
Il Peru è una repubblica democratica. Il presidente e i membri del congresso sono scelti ogni 5 anni a suffragio universale.
I QUECHUA
Insieme agli Aymara sono popoli sopravvissuti alla conquista Spagnola, i diretti discendenti degli Inca. Il popolo Quechua è molto legato alle tradizioni orali tramandate da secoli; ha accettato la religione cristiana solo formalmente in quanto sempre lo conforta sapere che non sarà mai tradito dalla Pachamama (madre terra) e dal dio Inti (il sole). Il connubio tra religione cristiana e animista si ripete tutti i giorni, i ringraziamenti alla Pachamama si rinnovano, infatti, tutte le volte che si beve la chica (bevanda leggermente alcolica ottenuta fermentando il mais o la quinoa con acqua e miele; un “cencio” colorato fuori dalla porta di una capanna ne indica la vendita) o si mangia il chuno (alimento di origine Inca derivato dalla disidratazione delle patate ottenuta esponendole al sole e al freddo della puna, prateria di alta montagna, per una decina di giorni).
In mezzo alle poche pentole annerite dal fumo delle capanne spicca anche il caratteristico odore del cuy (porcellino d’india già piatto prelibato per gli Inca) e del caldo de galina (brodo di gallina)
Oltre al mais un’altra base dell’alimentazione del popolo Inca era la quinoa, un particolare cereale, il più ricco di proteine, che si può coltivare fino all’altitudine di 5.000 Ml slm, tuttora molto usato.
Mercatini coloratissimi con poche misere cose si trovano ovunque. Qui le donne sfoggiano le loro colorate gonne (formate da 5-7 sottane sovrapposte, dette polleres) insieme a scialli multicolori e al caratteristico copricapo di feltro detto montera, dovuto all’usanza Inca di distinguere dalle fasce colorate che circondavano il capo e dai berretti di lana, l’appartenenza ai vari gruppi etnici.
Le case dei campesinos si sono lentamente involute adattandosi così alla povera vita rurale e all’ambiente circostante, per cui ancora oggi sono costruite con adobes (mattoni cotti al sole) fatti di terra e erba della puna.
Il tetto delle case è quasi sempre costituito da paglia mentre in alcuni villaggi è costituito da lamiere zincate. Alla fine della costruzione della casa, alla quale partecipa tutto il villaggio (donne e bambini compresi) sulla sommità del tetto vengono spesso posti alcuni oggetti: una piccola croce e una bottiglia di acqua benedetta per la protezione della casa dai cattivi spiriti e due buoi in cotto come auspicio di abbondanza.
IL LAMA
Era l’unico animale da trasporto per gli Incas; animale normalmente tranquillo, ma capace anche di scatti fulminei se spaventato. Il suo antenato lontano è il cammello con il quale condivide una storia sbalorditiva e contraria a quella dell’uomo.
I primi camelidi ebbero origine nel nord america e si adeguarono progressivamente ai cambiamenti climatici; tuttavia in seguito a sopravvenute difficoltà alimentari una parte di essi migrò in sud america evolvendo nelle attuali forme di lama, alpaca, ecc.
Un altro ramo attraversò lo stretto di Bering arrivando in Mongolia e dette luogo ai cammelli e ai dromedari.
I camelidi, poi, sparirono dal nord america, probabilmente anche a causa dell’arrivo dell’arrivo dell’uomo alla cui caccia non riuscirono a sottrarsi.
Per le civiltà andine il lama era prezioso perchè forniva il trasporto, la lana per abbigliamento, coperte e corde, la carne e perfino lo sterco utilizzato come combustibile.
Il lama può portare fino a 90 kg per 12 ore al giorno, ma non può essere usato come cavalcatura.